Solitudine e socialità sono entrambe attività fondamentali per il nostro benessere.
Quando però si esagera e si rompe l'equilibrio fra le due "dimensioni" (come Seneca cita), possono sopraggiungere disagi psicologici e problemi fisici.
Fra questi sicuramente l'immancabile stress, problemi alimentari, di memoria, del sonno, depressione, esasperazione, dipendenze da droghe e nocive abitudini compensative, difficoltà relazionali, tristezza, pensieri negativi o al contrario troppo entusiasti in modalità superficiale fino a sentirsi compressi con conseguenti reazioni esagerate, difficoltà relazionali e così via.
Esagerato isolamento e compulsiva distratta socialità non appagante,
portano ad esaurirci.
E' illustrato da Seneca come la solitudo e la socialità possano rappresentare disagio e nello stesso tempo rimedio l'una dell'altra
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“È importante sapersi ritirare in se stessi: un eccessivo contatto con gli altri, spesso così dissimili da noi, disturba il nostro ordine interiore, riaccende passioni assopite, inasprisce tutto ciò che nell'animo vi è di debole o di non ancora perfettamente guarito.
Vanno opportunamente alternare le due dimensioni della solitudine e della socialità: la prima ci farà provare la nostalgia dei nostri simili, l'altra di noi stessi;
in questo modo l'una sarà proficuo rimedio dell'altra.
La solitudine guarirà l'avversione alla folla,
la folla cancellerà il tedio della solitudine”.
Lucio Anneo Seneca, “De tranquillitate animi”
Seneca (Cordoba, 4 a.C.) fu filosofo, politico e drammaturgo romano
La sua filosofia "è fondata sui concetti di natura e ragione: l'uomo deve conformarsi alla natura e seguire la ragione."
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"Elysium", un rifugio per te. Poesia in musica Celtica
Padroni della nostra felicità
Il ricordo della propria identità