Altri momenti, poesie ed emozioni gettate su carta di Charles Bukowsky.
Qui troviamo uno dei suoi attimi di disapprovazione, di rancore e di rabbia che dallo strettamente personale si diffonde agli altri ... c'è poca poesia nel mondo.
alcuni dicono che dovremmo tenere lontano il rancore personale dalla poesia,
rimanere distaccati, e c’è del vero in questo,
ma cristo;
dodici poesie sparite e io non conservo le copie e hai anche i miei
quadri, i migliori; è opprimente:
stai cercando di annientarmi come tutti gli altri?
perché non ti sei presa i miei soldi? di solito li prendono
dai pantaloni sonnolenti e ubriachi storditi nell’angolo.
la prossima volta prenditi il mio braccio sinistro o un cinquantone
ma non le mie poesie:
non sono Shakespeare
ma prima o poi semplicemente
non ce ne saranno più, né distaccate né di altro tipo;
ci saranno sempre soldi e puttane e ubriaconi
fino all’ultima bomba,
ma come Dio ha detto,
accavallando le gambe,
vedo che ho creato fin troppi poeti
ma non altrettanta poesia
Spesso capita così, di ritorcere su altri, sul mondo o sulla società in cui viviamo, i nostri rancori e rabbia specifica personale, operiamo istintivamente un amplificarne le "origini", le "colpe" che, anche quando sono completamente nostre, abbiamo necessità di liberare e sfogare in questa maniera condividendone con altri, o con altro, le responsabilità; le motivazioni del disagio devono essere da noi attribuite al mondo esterno, al mondo tutto per non soffocare nel sentirci colpevoli o stretti dai nostri limiti, per ritrovare in quella mancanza e in quel pensiero liberatorio una giustizia per noi.
***
Sissignore!
Tutti i vicini pensano
che noi siamo
strani.
E noi pensiamo
lo stesso di loro.
E facciamo
tutti
Ebbene si, sissignore, quanto sopra mi trova d'accordo.
Ecco che il sentirsi esseri strani, il giudicare altri quali persone strane, il decretare una differenza tra normale e strano, perde confini e valore oggettivo.
*§*
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