Appassionante lo studio dei messaggi del corpo poiché le parole non riescono ad essere e risultare completamente vere e sincere, mentre il linguaggio non verbale parla dal profondo, dall'inconscio ed esce fuori da noi in modo involontario.
Ci si può allenare ad essere maggiormente sensibili verso una miglior interpretazione e comprensione della persona che si ha davanti e delle sue intenzioni. Linguaggio che comprende i gesti, i movimenti, la postura, il contatto fisico ed il comportamento nella distanza e nello spazio, il tono della voce, la mimica facciale, ..
Non c'è nulla di malizioso in questo voler capire oltre la parola stessa, al contrario è un modo per avvicinarsi maggiormente e più profondamente alla persona, o anche per prepararsi a difendersi al meglio. Inoltre, osservando il nostro stesso comportamento, potremo comprendere i nostri limiti, la nostra apertura e spontaneità come anche le bugie che spesso diciamo a noi stessi.
Inoltre è un ottimo strumento nell'ambito lavorativo. Utile, quindi, sempre che si lasci spazio alla sensibilità ed all'immediatezza del nostro sentire.
Lascio quindi la parola alla dottoressa Ugolini con questo suo minuzioso articolo.
"Lo studio dei gesti, del linguaggio del corpo, è molto interessante, ma non deve mai essere schematico, utilizzato come regoletta per capirci di più. Infatti, è sempre meglio affidarsi al nostro intuito, lasciare che le sensazioni dicano la loro.
Per esempio, una persona che mentre ci parla accavalla le gambe ed incrocia le braccia, non è sempre detto che esprima un rifiuto: potrebbe non essere interessata al nostro argomento oppure è una persona introversa, timida, incline a difendersi come prima mossa, prima di decidersi ad aprirsi.
Una persona che si gratta la testa mentre parliamo potrebbe essere insicura, perplessa, oppure ha un prurito insistente, o è insofferente (e forse per questo ha il prurito!) o sta cercando di ricordare una cosa (..) A volte accadono cose che anche se non appalesate con le parole, si manifestano in tutta la loro evidenza e ci fanno ridere all’improvviso senza neanche spiegazioni: per esempio qualcuno che mentre declama l’amore per il coniuge giocherella con la fede e per sbaglio la fa frullare in mare!
La modalità di alcuni gesti varia anche con l’età della persona.
Per esempio un bambino piccolo se dice una bugia si copre la bocca con una o con tutt’e due la mani, magari spalancando gli occhi per la paura di essere scoperto. Da adolescente, nella stessa situazione porterà la mano alla bocca ma la sfiorerà soltanto, da adulto la mano andrà verso la bocca ma verrà deviata decisamente verso il naso. Ma ciò non indica sempre una bugia, può trattarsi di qualcosa che si teme di dire, o che non si può dire.
Anche il pianto può modificarsi con l’età: il bambino lo fa spesso a squarciagola, l’adulto il più delle volte sommessamente, o con singhiozzi soffocati. Le gambe vengono accavallate dopo una certa età. Il gesto della pistola, per il bambino è un gioco, per l’adulto o è uno scherzo tra amici o è un avvertimento, spesso una minaccia.
Uno stesso gesto può avere significati diversi a seconda dell’età: per esempio la lingua che fuoriesce dalla bocca, in un bambino significa ostilità, contrarietà, ma in un adulto maschio può essere un gesto cosiddetto fallico (e poco apprezzato), se rivolto ad una donna.
La stretta di mano è uno dei modi più interessanti per conoscersi: si percepisce un’energia diversa se la persona è equilibrata, o timida, o aggressiva. Tra amici spesso oltre alla stretta di mano si aggiunge con l’altra mano un tocco affettuoso sulla spalla, e si percepisce come una cosa sincera, gradevole. Una persona che ti prende la mano tra le sue due, con calore e parole carine, spesso indica affetto, ma se per esempio viene fatta la prima volta che ci si conosce, può essere recepita con fastidio o con sospetto. Il semplice gesto della stretta di mano, per il bambino piccolo è inammissibile, al massimo si riesce a convincerlo a fare ciao con la mano, quando si vuole che saluti una persona.
Sfregarsi le mani velocemente in genere è un gesto di soddisfazione, per cui stiamo attenti a farlo quando non vogliamo far capire chiaramente che siamo eccitati e contenti per come sta andando un colloquio di lavoro o un prodotto che stiamo per vendere o per un numero di telefono finalmente ottenuto dalla persona che ci piace, se non altro per non scoprirci prima del tempo debito! D’altra parte, se il gesto è compiuto lentamente, accompagnato da un ghigno sul viso, può indicare che si sta meditando un’azione subdola.
Ci sono delle persone che hanno bisogno di mettere sempre qualcosa in bocca: la sigaretta, una penna, o, in mancanza di altro, il dito: in genere ciò indica uno stato di apprensione, di ansia. Mentre la stanghetta degli occhiali in bocca può segnalare che la persona ci sta pensando su, che prende tempo.
In linea generale uno stato di tensione è accompagnato dal toccare se stessi o un oggetto, oppure dal grattarsi, dallo schiarirsi la voce, o dare colpetti di tosse.
Il rifiuto invece è accompagnato da gesti di allontanamento: con le mani, con i piedi, o con tutto il corpo. La posizione dell’auto–contatto, indulgendo nel tocco, con carezze o strofinamenti, su parti del proprio corpo, fino alla posizione accovacciata su se stessi, con le braccia che attorno alle gambe, è una forma di auto-rassicurazione e protezione, e mima l’abbraccio o la carezza del genitore sul bambino.
La noia non ha bisogno di essere descritta: i lineamenti del viso quasi penduli e lo sbadiglio in agguato, magari con una mano che tiene fermo il mento, a causa della testa ciondolante in via di addormentamento, è nota a tutti.
Togliersi finalmente il cappotto durante un dialogo in cui ci mantenevamo fermamente abbottonati, comunica che ci stiamo rilassando e sentendo a nostro agio.
I movimenti delle mani dicono tante cose:
una persona che parla a mani aperte e