Desideri repressi da impedimenti ed imposizioni?
Decisioni riposte nel cassetto per paura di affrontarne le conseguenze?
Sogni ostacolati e ritenuti da noi irrealizzabili?
Il coraggio delle proprie decisioni, la donna cannone lo ebbe.
A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
La donna cannone
sicuramente resta una delle più autentiche perle della musica italiana, capace di emozionare tutte le generazioni da oltre 35 anni. Il brano fu pubblicato nel 1983 all'interno di un Q-disc La donna cannone, il 45 giri fu pubblicato solo per il mercato francese e in Italia per la versione Juke-box. Sempre nel 1983 il brano fu utilizzato come sottofondo musicale alle scene conclusive del film Flirt di Roberto Russo e Monica Vitti e utilizzato in alcune scene del film Il grande cocomero del 1993 di Francesca Archibugi. È tuttora una delle canzoni italiane più reinterpretate
Da dove nasce il brano?
Al cantautore romano l’idea della canzone venne leggendo un articolo di cronaca di un giornale intitolato “La donna cannone molla tutti e se ne va” nel quale si raccontava la crisi di un circo sull’orlo del fallimento perché rimasto orfano della sua attrazione principale e di maggior successo ovvero la donna cannone.
Cos’era successo?
Siamo agli inizi del Novecento, in uno di quei capannoni destinati ai circensi. Mentre gli spettatori vanno via, gli artisti si riposano e in un angolo due occhi si incrociano e mano nella mano iniziano ad immaginare di uscire dall’azzurro finto del tendone del circo. Sono due anime che sentono il bisogno impellente di doversi amare… Purtroppo le regole del circo vietavano rapporti sentimentali tra due artisti e quindi i due non possono esaudire il loro puro desiderio. Così la donna cannone, quell'enorme mistero, volò… ovvero fugge “senza passare per la stazione” per inseguire il proprio grande amore. Il circo, privato della star, è costretto a chiudere i battenti. Dell’innamorata, invece, dopo la fuga, non è data più alcuna notizia.
Chissà se la ragazza ha mai saputo cosa scaturì dalla sua fuga?
La genialità di De Gregori è stata quella di trasformare il pezzo di cronaca in poesia ovvero il fenomeno da baraccone che la donna rappresenta in un’anima romantica dando voce ad uno smisurato desiderio di amore e di tenerezza al punto di sognare di essere scaraventata fuori da quel tendone volare nell’azzurro per ottenere quell’amore impossibile. Fuori dalla metafora l’autore ci dice che è sempre possibile realizzare i propri sogni oltre il buon senso o la mancanza di coraggio, sfidando tutto e tutti.
Quindi il cannone rappresenta l’amore, la spinta necessaria per arrivare all’impossibile?
La donna cannone per poter essere libera e felice, aveva bisogno di un sogno più grande di quel tendone di circo, appunto un cannone che avesse la forza di farla volare ben più lontano. Inseguendo un sogno tanto grande da spingerla ad abbandonare le amare certezze del presente pur di correre verso quel futuro ignoto quanto agognato, perché racchiude una promessa d’amore.
È raccontata in prima persona vero?
La protagonista è proprio lei, la donna cannone, che racconta il proprio desiderio d’amore inespresso ed anche se non è la donna più bella al mondo, può garantire a chi la ama l’amore genuino e puro e soprattutto la possibilità di non tornare più indietro perché lei ha bisogno di normalità, lontano da quegli stereotipi che umiliandola fino all’inverosimile si prendono gioco della diversità: “E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà!”
Possiamo definirla un inno al riscatto?
Lo spirito dominante della donna è quello di riscattare la sua figura e soprattutto la sua vita. De Gregori dà così l’idea di una donna che non vuole essere così un semplice fenomeno da baraccone ma sogna di poter essere realmente valorizzata.
Un senso di rivincita per tutti coloro che toccano con mano cosa vuol dire avere una vita da emarginati o comunque da persone che non vengono viste come normali.
Come dice De Gregori ci sono molte chiavi di lettura nelle sue canzoni.
In questo caso oltre alla chiave amore e alla chiave riscatto ci si può vedere anche il coraggio. Infatti il testo si lega molto al coraggio che non manca alla stessa donna che è pronta a prendere il suo uomo per le mani e a portarlo con sé ed ammettere di essere disposta a salire anche sull’ultimo treno che sta a rappresentare la morte.
Nel ritornello torna prepotentemente l’amore…
L’amore si fa reale, in carne ed ossa, il sentimento stesso si fa materia. Diventa vero elevandosi e darà tutta sé stessa alla sua idea più assoluta fondendo l’amore alla libertà in modo tale che non avrà più fame e sete e non avrà bisogno di ali, rete e protezione per parare l’eventuale caduta. Colma d’amore volerà in alto e leggera e questo è sufficiente.
C’è una fine?
Beh sì. Il cielo che era azzurro si tinge di nero, il colore della morte. Si incammina risoluta verso il suo destino, la sua strada segnata. La morte come trionfo della vita perché l’anima volando via ha raggiunto la libertà.
Musicalmente?
La musica riprende un vecchio brano musicale inedito di De Gregori degli anni settanta. Comunque riprende lo stile della ballata pianistica come nei precedenti "Rimmel" e "Generale", ma qui a mio parere siamo oltre, la dolcezza velata della melodia e il testo sensibilmente ricamatogli addosso fanno sì che il brano rasenti la perfezione armonica
A proposito della perfezione… De Gregori non ne fu convinto vero?
Beh no lui ha semplicemente dichiarato che la canzone, orfana della musica, sarebbe un testo veramente puerile con tutti quegli accenti tronchi, butterò questo enorme cuore… giuro che lo farò… nell’azzurro io volerò… “Nemmeno un bambino scrive così” Disse l’autore. .
A CURA DI ADAMO BENCIVENGA, in "Intervista su Liberaeva magazine", che ringraziamo per questa ricerca e bellissimo articolo
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l'azzurro della tenda, nell'azzurro io volerò
Quando la donna cannone d'oro e d'argento diventerà
Senza passare per la stazione l'ultimo treno prenderà
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
E dalle porte della notte il giorno si bloccherà
Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone una canzone suonerà
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo più
E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via
Così la donna cannone, quell'enorme mistero, volò
E tutta sola verso un cielo nero nero s'incamminò
Tutti chiusero gli occhi nell'attimo esatto in cui sparì
Altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo più
E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via
La donna cannone, così come l'emarginato,
vuole avere una vita fantastica nella sua semplicità
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